a cura di Francesca Parrilla
Bomarzo, un piccolo comune situato nel cuore della Tuscia, era anticamente noto con il nome di Polimarzio. Dopo diverse dominazioni, tra il XIV ed il XV secolo il castello della cittadina divenne di proprietà della famiglia Orsini. Si deve a Vicino Orsini la creazione della villa ai piedi del palazzo. Il “Boschetto”, come egli lo definì nelle sue lettere, oggi noto con il nome di Sacro Bosco di Bomarzo - sull’onda di presunti significati esoterici e per l’atmosfera fantastica - fu realizzato a partire dal 1540 fino al 1583 circa. Quest’ultima data si evince dall’epigrafe con il monogramma di Vicino incisa nell’androne del palazzo. Immerso in questo ambiente ricco di decorazioni che mostrano ancora oggi creature favolose, finte architetture, personaggi dell’antica mitologia, l’Orsini trascorse gli ultimi anni di vita, pervaso da crescente malinconia e pessimismo. Morì a Bomarzo il 28 gennaio 1585.
Durante il XVI secolo si definì anche il profilo della cittadina con due blocchi separati: l’abitazione Orsini da una parte e l’agglomerato urbano dall’altro. Nel 1645 il feudo fu venduto alla famiglia Lante della Rovere e nel 1834 circa divenne proprietà dei Borghese. (G. Zander, Gli elementi documentari sul Sacro Bosco, in Quaderni dell’Istituto di storia dell’architettura, VII-IX (1955), pp. 19-31; A. Bruschi, Nuovi dati documentari sulle opere orsiniane di Bomarzo, ibid., LV-LX (1963), pp. 13-58; J. von Henneberg, Bomarzo: nuovi dati e un’interpretazione, in “Storia dell’arte”, XIII (1972), pp. 43-66; M.P. Baglione, Il territorio di Bomarzo , vol. 2 , in “Ricognizioni archeologiche in Etruria”, CNR- Roma 1976; H. Bredekamp, Vicino Orsini e il Sacro Bosco di Bomarzo, Roma 1989; M. Calvesi, Gli incantesimi di Bomarzo. Il Sacro Bosco tra arte e letteratura, Milano 2000; S. Frommel (a cura di), Bomarzo: il Sacro Bosco. Fortuna critica e documenti, Roma 2009).