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(1626 - 1712)

a cura di Belinda Granata

Giulio Savelli nacque il 5 febbraio 1626 da Bernardino Savelli, principe di Albano e da Maria Felice Peretti, figlia del principe Michele Peretti, pronipote di Sisto V. Terzo di cinque figli, due dei quali morti in tenera età, di fatto Giulio divenne colui al quale vennero affidate le sorti della famiglia. La sorella Margherita andò in sposa a Giuliano Cesarini, duca di Civitanova e dopo essere rimasta vedova nel 1662 entrò nel convento di Santa Caterina a Magnanapoli, dove morì nel 1690, mentre Paolo, destinato ad ereditare tutti i beni della casata e a portare avanti il nome, nel 1646, rinunciò alla primogenitura in favore del fratello per poter abbracciare lo stato ecclesiastico. Giulio dunque ottenne il titolo di principe di Albano, duca di Ariccia e, nel 1647, anche la carica di Maresciallo di Santa Romana Chiesa, succedendo al padre Bernardino. Nello stesso anno egli sposò sua cugina Caterina, figlia di Pietro Aldobrandini, duca di Carpineto, che lo lasciò vedovo già nel 1653, poco dopo la nascita del figlio Bernardino. 
Alla morte del padre, nel 1658, Giulio eredita tutti i titoli e beni paterni e l’anno seguente riesce a ottenere anche i feudi abruzzesi tornati al demanio in quanto vitalizi, che gli vennero concessi da Filippo IV re di Spagna e di Napoli, del quale egli era ambasciatore a Roma. Il re spagnolo, nel 1659, gli concesse anche una pensione annua di mille ducati, in virtù della sua carica di Maresciallo di Santa Romana Chiesa e Custode del Conclave, e le insegne del Toson d’oro.

La pesante situazione finanziaria, che vedeva i beni di famiglia fortemente gravati da debiti, costrinse Giulio a vendere il feudo di Ariccia alla famiglia Chigi nel 1661 per la somma di 358 mila scudi, che servirono ad estinguere i creditori. La vendita portò però alla perdita del titolo ducale da parte dei Savelli e alla decisione di Giulio di inoltrare una supplica ad Alessandro VII affinchè il titolo fosse restituito. Il papa acconsentì alla richiesta ed eresse a ducato Castel Savello in favore di Giulio e dei suoi discendenti; Bernardino quindi subito acquisì il titolo rimanendo però il primo, ma anche l’ultimo duca di Castel Savello a causa della prematura morte senza discendenti avvenuta nel 1672, all’età di diciannove anni.

Nel 1663 Giulio si risposa con Caterina Giustiniani, figlia di Andrea, principe di Bassano e pronipote di Innocenzo X, dalla quale però non ebbe figli; quattro anni più tardi gli fu conferita la dignità di Grande di Spagna di prima classe con diritto di trasmissibilità agli eredi e Carlo II, re di Napoli, lo nominò ambasciatore straordinario a Roma per la presentazione al papa dell’annuale omaggio della chinea; il re lo delegò anche alla consegna delle insegne del Toson d’oro ai nobili romani decorati. Ancora dalla Spagna, nel 1683, Giulio incamerava la contea castigliana di Chinchón lasciategli in eredità dalla nobildonna Francesca de Castro Cabrera, in virtù del più stretto vincolo familiare da parte di madre: Maria Felice Peretti infatti era figlia di Margherita Cavacio Cabrera e discendente del secondo conte di Chinchón, Don Pedro Fernández de Cabrera. Acquisendo la contea spagnola Giulio subentrava anche nel patronato dell’Ordine francescano prendendone possesso nel 1684 con cerimonia solenne svoltasi nella chiesa di San Pietro in Montorio. Dopo la morte del fratello cardinale Paolo Savelli i debiti finanziari divennero insostenibili e, dopo Ariccia, Giulio perse via via gli altri feudi di famiglia quali Venafro e Albano, ma anche la Villa Montalto ereditata dai Peretti. Nel proprio testamento Giulio, in mancanza di eredi, dichiarava di mettere a completa disposizione del papa la carica di Maresciallo di Santa Romana Chiesa e di Custode del Conclave; morì il 5 marzo 1712 a ottantasei anni nel palazzo di famiglia al Teatro di Marcello.

Inventario di Giulio Savelli, Roma, Palazzo di Montesavello, 1712


Bibliografia:
N. Ratti, Della famiglia Savelli, in Della Famiglia Sforza, vol. II, Roma 1795, pp. 297-345; E. Lucidi, Memorie storiche dell’antichissimo municipio ora terra dell’Ariccia, e delle sue colonie Genzano, e Nemi, Roma 1796, p. 275; N. Del Re, L’ultimo dei Savelli, Maresciallo di S.R.C., in Seicento e Settecento nel Lazio, pp. 43-60; S. Danesi Squarzina, La collezione Giustiniani, Documenti, Torino 2003, pp. 195-339.

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