(1606- 1658)
a cura di Belinda Granata
Bernardino nacque dal matrimonio tra Paolo Savelli († 1632) e Caterina (1588-1639), figlia di Mario Savelli di Ariccia, i quali diedero vita al ramo dei Savelli di Albano. Per le nozze era stato necessario richiedere la dispensa pontificia, dato che i contraenti erano cugini ma il matrimonio, di fatto, aveva riunito oltre alla famiglia anche le proprietà dei feudi sabini e dei Castelli Romani.
Dall’unione fra Paolo e Caterina nacquero, oltre a Bernardino junior, altri due figli: Fabrizio Savelli (1607- 1659) nominato prima Arcivescovo di Salerno, per rinuncia del cardinale Giulio, suo zio, poi creato cardinale da Innocenzo X quindi Legato a Bologna e Carlotta Savelli (1608-1692) sposa, prima di Pietro Aldobrandini duca di Carpineto e poi di Scipione II Spinelli, principe di Cariati. Dopo la morte prematura di Giovanni Battista – fratello di Paolo Savelli – nel 1592, la famiglia istituì nel 1621 la primogenitura in favore di Bernardino juniore, il quale successe al padre nella carica di Maresciallo di Santa Romana Chiesa nominato attraverso la Bolla di Urbano VIII del 1628; egli divenne il 2° principe di Albano, feudo elevato a principato nel 1607.
Rimasto senza esito il tentativo di succedere al padre come ambasciatore cesareo, stando alla testimonianza del cardinale Harrach Bernardino si impegnò nel tentativo di rimettere in sesto le finanze della casa gestendo in modo più oculato dei suoi avi le spese di rappresentanza, e infatti non spicca tra i personaggi più attivi della casata nel campo delle committenze artistiche e del collezionismo di quadri.
Bernardino sposerà Maria Felice, principessa di Venafro, figlia di Michele Peretti dalla quale ebbe cinque figli: Margherita (1622 - 1690), che andrà in sposa a Giuliano Cesarini, principe di Genzano; Francesco (1621-1627) e Alessandro (1624-1628) che morirono in tenera età; Paolo (1622-1685) che verrà nominato cardinale nel 1664 e infine Giulio (1626 - 1712), che erediterà tutti i titoli e le proprietà di famiglia, ma anche la pesante situazione finanziaria, a causa della quale si arrivò alla perdita di tutti i feudi posseduti. Giulio, senza eredi, fu l’ultimo rappresentante della casata, con lui si estinse il ramo dei Savelli di Palombara.
Bibliografia: N. Ratti, Della famiglia Savelli, in Della Famiglia Sforza, vol. II, Roma 1795, pp. 297-345; E. Lucidi, Memorie storiche dell’antichissimo municipio ora terra dell’Ariccia e delle sue colonie Genzano e Nemi, Roma 1796.