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Chiesa di S. Pietro Apostolo

a cura di Marco Cavietti

La chiesa di S. Pietro, come abbiamo evidenziato sopra, era stata scelta dai Savelli per la vicinanza con il loro palazzo, al quale era messa in comunicazione, creando così quasi una cappella di corte. Anche in questo caso l’edificio sorge sui resti delle antiche terme ed è caratterizzata da un notevole campanile romanico.

Probabilmente i Savelli l’acquistarono nel 1440 dai monaci benedettini di Subiaco, e decisero di dedicare alla loro famiglia la cappella a sinistra dell’altare maggiore, dedicata ai SS. Rocco e Sebastiano, distrutta tra il 1944 e il 1946 nei lavori di recupero dell’intero edificio in seguito ai bombardamenti della Seconda Guerra mondiale. A testimoniare l’esistenza di questa cappella rimangono oggi solamente le epigrafi dei sepolcri di Antonello Savelli, signore di Albano, marito di Virginia Orsini, e della figlia Ersilia, murate nella parete destra della navata.

 Due basi di peperino con gli stemmi della famiglia, probabilmente parte dell’antica balaustra della cappella, sono state riutilizzate in un altare alla destra dell’altare maggiore, sopra il quale oggi troviamo collocato il dipinto raffigurante La Vergine con il Bambino, tra i santi Rocco e Sebastiano, opera che originariamente ornava l’altare della distrutta cappella dei Savelli. La pala, probabilmente commissionata dopo il 1611 in una fase di restauro della cappella di famiglia, è stata attribuita da Federico Hermanin a Gerrit van Honthorst, detto Gherardo delle Notti, mentre Gianni Papi l’ha ascritta a Giovanni Antonio Galli, detto lo Spadarino; Ana Maria Rybko ha anche avanzato l’ipotesi, non più ripresa, che si possa trattare anche di un’opera di Alessandro Turchi, detto l’Orbetto.

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