(1601-1668)
a cura di Francesca Curti
Camilla Virginia Savelli, figlia di Giovanni († 1628), duca di Palombara, maresciallo di Santa Romana Chiesa e custode del Conclave, e di Livia Orsini, nacque nel 1601 a Palombara, dove il padre si era stabilito a seguito dell’ottenimento del feudo sabino in cambio della rinuncia alla primogenitura Savelli in favore di Bernardino iuniore (1606 - 1658), figlio di suo fratello Paolo († 1632). Unica figlia della coppia, intorno al 1621 si unì in matrimonio con Pietro Farnese, ultimo discendente del ramo dei duchi di Latera. Non avendo avuto figli dal marito, Camilla Virginia intraprese una vita di devozione e beneficenza, dedicandosi alle opere pie. Rimasta molto colpita dallo spirito della cognata suor Francesca Farnese, clarissa del monastero di S. Lorenzo in Panisperna, che fondò i monasteri di Albano, Palestrina e della Concezione a Roma, decise di fondare anch’ella, prima a Latera senza successo e poi, su consiglio della Beata Giacinta Marescotti, a Roma, un monastero per ricovero delle fanciulle nobili che a causa della loro salute cagionevole non venivano accolte negli altri istituti.
Acquistato un terreno alle pendici del Gianicolo nei pressi di Porta Settimiana, la Savelli iniziò intorno al 1642 i lavori di edificazione del complesso monastico, affidandone la direzione all’architetto Francesco Borromini. Per l’erezione del monastero detto dei Sette Dolori e della chiesa annessa, la nobildonna spese tutte le sue energie e le sue sostanze, chiedendo aiuti economici anche ai congiunti. Nel 1655 tuttavia i lavori si arrestarono per mancanza di fondi e il complesso monastico rimase con una facciata che si presenta tuttora incompiuta in mattoni grezzi. La chiesa occupa la metà sinistra del complesso ed è a pianta rettangolare a una navata. All’interno è conservata una pala raffigurante Sant’Agostino e il mistero della Trinità, opera di Carlo Maratta.
Nel 1663 Camilla Virginia scrisse le regole dell’ordine che vennero approvate da Alessandro VII. Le oblate seguivano la regola di S. Agostino e non avevano l’obbligo della clausura. Alla sua morte nel 1668 la nobildonna, che volle essere seppellita nella chiesa da lei eretta, lasciò il monastero erede di tutte le sue sostanze che consistevano nei beni ereditati dalla madre e dal marito, morto nel 1662.
L’ordine istituito dalla Savelli rimase in vita fino al 1969, quando la Congregazione per i Religiosi decise di unire le oblate del monastero dei Sette Dolori alle suore del Santo Bambino Gesù. Durante l’occupazione nazista, il convento fu uno dei più importanti rifugi per gli ebrei di Roma. Una parte del monastero è stata di recente acquistata, ristrutturata e trasformata in hotel.
Bibliografia:
M. Bosi, La serva di Dio, Camilla Virginia Savelli Farnese, fondatrice del monastero e della chiesa delle Oblate agostiniane di Santa Maria dei sette dolori in Roma, Roma 1953; G. Bonaccorso, I pensieri di Borromini per Santa Maria dei Sette Dolori, in “Porre un limite all’infinito errore”. Studi di storia dell’architettura dedicati a Christof Thoenes, a cura di A. Brodini, G. Curcio, Roma 2012, pp. 169-178; M. Marcattili, Da ricca che era ... serva di Dio Camilla Virginia Savelli, duchessa di Latera e fondatrice del monastero di Santa Maria de’ Sette Dolori in Roma, Acquapendente (VT) 2013.