di Rossana Castrovinci La celebrazione encomiastica degli Orsini nei vari rami in cui la famiglia si compone può fregiarsi della monumentale opera letteraria intitolata Historia di casa Orsina (fig. 1), scritta da Francesco Sansovino e pubblicata a Venezia per Stagnini nel 1565. Essa fu commissionata da Paolo Giordano I duca di Bracciano almeno quattro anni prima della pubblicazione. L’intento dell’Orsini era quello di mettere in evidenza il valore militare della stirpe e soprattutto l’«antica amorevolezza verso le lettere», la saggia amministrazione, la promozione di uomini di cultura e la capacità di essere letterati essi stessi. Più di cinquant’anni dopo sarà un altro esponente del ramo di Bracciano, legato stavolta alla vita religiosa, a intraprendere una “politica” a sostegno del proprio casato in grado di riportarlo sul palcoscenico della storia politica romana. Il cardinale Alessandro Orsini (1592-1615) tra 1619 e 1626 commissionò alcune incisioni ai più valenti artisti dell’epoca quali Francesco Villamena e Matthäus e Johann Friederich Greuter per rinverdire il ricordo appannato dell’antica gloria. Villamena (fig. 2), eseguì un’Allegoria della famiglia Orsini su disegno attribuito ad Andrea Lilio entro il 1624, anno della morte dell’incisore. Vi appare rappresentato un padiglione con alcuni piedistalli su cui personaggi del casato sono effigiati in forma di statue antiche in una allegoria dal forte carattere trionfale ed encomiastico. Le figure sono vestite all’antica con corazze ed elmi con cimiero, armati di scudi, bastoni e lance, e ai loro piedi vi sono figure sottomesse. Ad essere celebrati sono al centro, ai piedi della personificazione di Roma, i due fratelli Orsino e Primiano, figli di Caio Orso Flavio (V sec. d. C.), mentre a sinistra Matteo Rosso Orsini, senatore di Roma morto dopo il 1246 e Raimondo, detto Raimondello, Principe di Taranto del ramo Orsini del Balzo. A destra il grande condottiero Gentile Virginio Orsini d’Aragona (ca. 1445-1497), signore di Tagliacozzo e di Bracciano conosciuto col solo nome Virginio, ed infine il capitano generale della Chiesa Paolo Orsini nato nel 1369, figlio di Francesco del ramo di Gallese, il quale sconfisse nel 1411 il re di Napoli a S. Germano recuperando il possesso di Roma. Il cardinale Alessandro fu anche promotore di due importanti volumi: gli Elogii di cento e più personaggi illustri di casa Orsina Orsina (fig. 3), mai dato alle stampe probabilmente per la morte improvvisa del cardinale, avvenuta il 22 agosto del 1626, interrompendo così il lavoro di ricerca e compilazione dell’opera da parte di Giovanni Campagna. L’autore in una Lettera scritta nella morte del Card. Alessandro Orsino con un breve compendio della Famiglia Orsini ricorda il porporato come “mio particolare padrone e protettore”. Anche il trattato di astronomia più importante e discusso del Seicento, la Rosa Ursina sive Sol del gesuita Christoph Scheiner, ebbe una battuta d’arresto per la morte del cardinale Alessandro, suo primo finanziatore. A partire dal 1625 sono registrati i primi pagamenti all’incisore Daniel Widmann, cui si devono riferire le tavole. L’opera fu stampata e edita presso la stamperia ducale di Andrea Fei in Bracciano nel 1630 e dedicata al duca Paolo Giordano II. All’inizio del volume, tra l’antiporta e il frontespizio, troviamo un’incisione a bulino a tutta pagina (fig. 4), in cui è presente l’effige di santa Batilde, moglie di Clodoveo II re dei Franchi, indicata da Giovanni Battista Egnazio come progenitrice della casata, in quanto da uno dei suoi figli, tal Childeperto, discendono gli Orsini dell’Umbria. La presenza di questa effige è importante in quanto con essa si è voluto fortemente attestare la discendenza regale del casato e sottolineare come la progenitrice fosse una santa venerata dalla Chiesa cattolica, a partire dalla sua morte nel 680. È importante inoltre ricordare un trattatello scritto da Silvestro Pietrasanta, autore del più famoso Tesserae gentilitiae, intitolato Ursini Heroes immortalitatis in templo dedicati e pubblicato da Giacomo Mascardi nel 1620, in cui sono riportate brevissime biografie di esponenti del casato, nonché la raccolta di componimenti scritti da importanti personalità della vita culturale romana dell’epoca intitolata Le lacrime di Roma per la morte dell’illustrissimo signor cardinale Orsino, stampata da Andrea Fei a Bracciano nel 1626. |